Son ya demasiadas las contradicciones, los desmentidos, el hoy digo cuando ayer fue Diego. Con evidente regocijo de todos los enemigos de la Iglesia. Jamás se había visto nada semejante. La Iglesia de las certezas quieren algunos que pase a ser la Iglesia de las dudas. Donde todo vale. Lo blanco y lo negro.
La moral a la carta, la renuncia de los principios, el todo vale según convenga se está imponiendo de hecho. O lo intentan algunos. El resultado es que se cuartean los muros de la fortaleza. Y algunos están encantados. La verdad ya no está en la Iglesia. Unos dicen una cosa y otros la contraria. Los obispos se enfrentan a los obispos. Si todo reino dividido perecerá los hay que ya están descorchando el champagne.
De Pietro De Marco en L’Espresso:
Colpiscono, non positivamente, i modi della reazione di alcuni episcopati alla revoca della scomunica ai vescovi della Fraternità. Viene da chiedere: di fronte a quali loro indiscutibili ricchezze certi episcopati pensano che si possa “lasciare andare alla deriva” il patrimonio di fervore, carismi e probabilmente santità, “quell’amore per Cristo e volontà di annunciare Lui, e con Lui il Dio vivente”, racchiuso (magari a rischio di restarvi congelato) negli uomini e nelle donne della Fraternità di San Pio X? Si deve dire con franchezza che alcune gerarchie nazionali meglio farebbero ad analizzare le proprie drammatiche incapacità di affrontare il presente: la loro tolleranza, o impotenza, verso teologie devianti e programmatici abusi disciplinari e liturgici, come verso la permeabilità di cleri e laicati qualificati a ideologie e politiche secolarizzanti.
È forse la difficoltà, la dolorosità, di questa analisi per molte élite cattoliche mondiali che le spinge, con un meccanismo tipico dell’intelligencija di ogni epoca, a isolare un gruppo come la Fraternità “al quale – scrive il papa – non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter scagliarsi tranquillamente (ruhig) con odio”. Un capro espiatorio tabuizzato, che non può essere avvicinato, neppure dal papa, senza divenire immondi agli occhi di quella stessa intelligencija.
La domanda provocatoria, elevata dai critici contro Joseph Ratzinger: “Ci dica il papa se dobbiamo ancora seguire il Concilio o ritornare alla Chiesa del passato”, è una conferma di questa “vittimizzazione” (nel senso di René Girard) del preconcilio e dei suoi difensori. Ma che i segni preferenziali per la selezione della vittima espiatoria siano il catechismo di Pio X o la messa tridentina, indica quanta falsa scienza sottende la violenza e il disprezzo di cui sono stati fatti oggetto i membri della Fraternità. Girard sostiene, infatti, che il meccanismo del capro espiatorio funziona come “una falsa scienza, una grande scoperta, una rivelazione”.
Nella recente vicenda il disprezzo vittimizzatore ha trovato un pretesto da manuale nella “deformità odiosa” oggettivamente riscontrabile su alcuni, il “negazionismo”. Su questo solo una glossa: sarà istruttivo vedere come reagiranno da ora in poi i protagonisti del “crucifige” contro il vescovo Williamson di fronte al negazionismo strisciante, e neppur tanto nascosto, dell’intelligencija mondiale anti-israeliana.
Y Cantuale Antonianum comenta:
Riprendendo le note teorie di René Girard sul "capro espiatorio" e "la violenza che tenta di esorcizzare il male producendolo", De Marco si spinge a sottolineare che questo comportamento non-cristiano si è spesso prodotto nel rinnegare il proprio passato, fino a trovare nei tradizionisti il capro espiatorio da eliminare, perchè continua a rammentare quel passato che si vuole estinguere.
Qui potest capere capiat. (Jn XIX,12)
Speravit anima mea in Domino
magis quam custodes auroram.
Magis quam custodes auroram
speret Israel in Domino,
quia apud Dominum misericordia,
et copiosa apud eum redemptio.